RABBIA
“Dobbiamo riappropriarci della nostra collera”
(Luce Ingaray)
La rabbia, insieme a piacere, paura e dolore, è una delle quattro emozioni primarie ed è quella che gode di minor apprezzamento poiché è considerata un difetto tipico delle persone poco equilibrate. Questo è vero quando la rabbia fa perdere ragionevolezza ed esplode nell’aggressività fuori controllo, minando le relazioni ma anche la salute e la vita di una persona. Tuttavia anche la la rabbia, entro una certa soglia, ha una sua funzione adattiva. Ci arrabbiamo solitamente quando non riusciamo ad ottenere ciò che desideriamo o ciò di cui abbiamo bisogno e grazie a questa emozione possiamo esprimere reazioni e risorse utili, solitamente assenti quando non siamo arrabbiati, che ci permettono di ottenere ciò che ci manca, di affrontare le altre persone e di superare certi ostacoli.
Gestire la rabbia
“Trattenere la rabbia è come trattenere un carbone ardente con l’intento di gettarlo a qualcun altro; sei tu quello che si scotta”. Come insegna Buddha, l’unico modo per gestire la nostra “tigre interiore”, la rabbia, è farsela amica evitando di reprimerla o controllarla. Tutto questo ricorda la storia di Yu il Grande, re dell’antica Cina, il quale anziché opporsi alla piena distruttiva del Fiume Giallo erigendo dighe e muraglie, fece scavare fossati e canali in modo che l’acqua vi defluisse. Inoltre fece costruire i primi mulini per sfruttare la potenza dell’acqua. La rabbia, sul modello di Yu, va canalizzata e fatta defluire dandole la possibilità di esprimersi in direzioni non distruttive, ma addirittura produttive, senza eliminarla.
Scrivere per canalizzare
Una delle tecniche usate nella Terapia Strategica per gestire questa emozione è il Diario della Rabbia: la persona deve scrivere quotidianamente tutte le situazioni che le hanno creato tormento o fatto perdere il controllo. Quando si prova una forte rabbia, la narrazione permette di canalizzare le emozioni, facendole fluire in modo costruttivo, imparando a concedersele senza opporvisi. Quando la rabbia è indirizzata verso qualcuno si utilizzano le Lettere di rabbia: si tratta di prendere carta e penna e scrivergli una lettera, insultandolo nella maniera più viscerale e con il linguaggio più spietato di cui siamo capaci. Tale procedura va ripetuta per diversi giorni, fino a quando la rabbia non è defluita ed è stata canalizzata in modo innocuo. Come ulteriore rito di passaggio le lettere di rabbia non vanno inviate ovviamente al destinatario ma stracciate, bruciate o consegnate al terapeuta, così come il diario.
Scrivere permette anche di riattribuire significati ad eventi della vita cambiando così la percezione della realtà e di conseguenza la reazione ad essa. Usando le parole di Fernando Pessoa: “se scrivo ciò che sento è perché così facendo, abbasso la febbre di sentire”.