Dott.ssa GIORGIA FABBRI
Psicologa Psicoterapeuta
specializzata in Psicoterapia Breve Strategica
“Nessuno è migliore di qualcun altro,
ognuno è speciale a modo suo”
Forrest Gump
Nel 2000 ho conseguito la laurea in Psicologia Clinica e di Comunità presso la Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Padova. In seguito mi sono specializzata in PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA alla Scuola di Specializzazione quadriennale in Psicoterapia Breve Strategica presso la sede di Arezzo, diretta dal Prof. Giorgio Nardone. Ho così appreso dal mio grande Maestro “ l’arte del risolvere complicati problemi attraverso apparentemente semplici soluzioni”. Dal 2006 sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore associato alla sezione clinica del Centro di Terapia Strategica.
Esercito la libera professione dal 2004 presso i miei studi di CENTO e FERRARA. Mi occupo di:
- psicoterapia per la soluzione in tempi brevi di numerosi disturbi di tipo psicologico, psicopatologico e relazionale
- consulenza breve rivolta a singoli, coppie e famiglie
- consulenza in ambito educativo (scuola, insegnanti, educatori, studenti)
- mediazione familiare in caso di separazione e divorzio
- consulenza tecnica in caso di separazione e divorzio
Ho inoltre conseguito nel 2016 l’attestato di Mediatore Familiare Sistemico attraverso un corso biennale (riconosciuto dall’Associazione Internazionale Mediatori Sistemici – AIMS) presso l’Istituto di Terapia Familiare di Bologna.
Sono iscritta all’Albo degli Psicologi della Regione Emilia-Romagna dal 6/09/2001 con il n. 2711 ed abilitata all’esercizio della Psicoterapia.

LA TERAPIA BREVE STRATEGICA
“Per quanto una patologia possa essere sofferta, complicata e persistente per anni non è detto che la soluzione terapeutica debba essere altrettanto sofferta e prolungata nel tempo”
Paul Watzlawick
Quando si parla di disturbi mentali o di disagio psicologico, si è soliti pensare a interventi psicoterapeutici a lungo termine, complessi e molto costosi. In realtà con la Terapia Breve Strategica si ottiene l’estinzione in tempi rapidi di problematiche radicate anche da molto tempo.
La Terapia Breve Strategica è un modello di intervento innovativo, originale, chiaro in costante evoluzione sulla base della ricerca empirica. Si differenzia significativamente da tutti gli altri approcci di psicoterapia tradizionali in quanto è:
- breve e focale:
si tratta di un intervento terapeutico breve (intendendo per “breve” al di sotto delle 20 sedute) che si occupa, da una parte, di eliminare i sintomi o i comportamenti disfunzionali per i quali la persona è venuta in terapia, dall’altra, di produrre il cambiamento delle modalità attraverso cui questa costruisce la propria realtà personale e interpersonale. Si concentra inoltre su un obiettivo concreto di cambiamento concordato congiuntamente con il terapeuta. - radicale:
in quanto, oltre al superamento del sintomo, mira a ripristinare nella persona un nuovo equilibrio e a mantenerlo nel tempo.
- efficace:
in quanto grazie all’applicazione di un rigoroso metodo di ricerca empirico-sperimentale, mira a produrre cambiamenti e miglioramenti significativi, sostanziali e duraturi. - non farmacologica:
poiché si realizza solo con metodi psicologici e senza l’utilizzo di farmaci. - flessibile:
costruita sulle caratteristiche del problema e pertanto applicabile a situazioni differenti, non solo patologiche, ma anche relazionali, lavorative, educative, sociali.
- consigliata soprattutto per tutti i disturbi psicologici che creano forti impedimenti, ovvero caratterizzati da una sintomatologia acuta e persistente.
- esercitata da psicologi o medici, iscritti all’albo, specializzatisi con un diploma post-laurea quadriennale presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Breve Strategica (riconosciuta dal MIUR).
COME FUNZIONA
Tutto ciò che può essere fatto con poco, invano viene fatto con molto”
(G. da Occam)
A differenza delle tradizionali teorie psicologiche e psichiatriche, un terapeuta strategico non utilizza nessuna teoria sulla “natura umana” e, di conseguenza, nemmeno definizioni relative alla “normalità” o “patologia” psichica. Viene quindi abbandonata l’impostazione classica, basata su un modello medico, secondo cui la terapia comincia solo dopo che è stata effettuata una diagnosi. Tale impostazione, irrinunciabile in medicina, diventa un fattore controproducente nella terapia breve strategica, dove vale il principio “si conosce un problema mediante la sua soluzione”. In altre parole, è solo dopo che è stato risolto il problema che è possibile, retrospettivamente, stabilire quali erano i meccanismi che ne avevano determinato la sua costruzione.
In quest’ottica ci interessa la “funzionalità” o “disfunzionalità” del comportamento delle persone e del loro modo di rapportarsi con la propria realtà. Concetto chiave in terapia strategica diviene quello di tentata soluzione.
“E’ con le migliori intenzioni che il più delle volte si ottengono gli effetti peggiori”
Oscar Wilde
Quando ci troviamo di fronte a una difficoltà – sia essa personale, relazionale o professionale – la prima cosa che ci viene da fare per risolverla è utilizzare una strategia che ci appare produttiva, magari perché ha funzionato nel passato per una difficoltà simile. Se la strategia scelta funziona, la difficoltà si risolve in breve tempo. Capita però talvolta che la nostra strategia non funzioni come ci saremmo aspettati e che questo ci porti a intensificare ulteriormente i nostri sforzi in quella direzione, dal momento che la soluzione pensata ci appare ancora la più logica, ovvia, o la unica possibile. Ma più applichiamo questa strategia più la difficoltà iniziale sembra non solo non risolversi, ma addirittura complicarsi, trasformandosi in un vero e proprio problema strutturato.
In questi casi, sono proprio gli sforzi che la persona compie in direzione del cambiamento a mantenere la situazione immutata, ovvero: le “tentate soluzioni” messe in atto dal soggetto e dalle persone a lui vicine per cercare di risolvere il problema finiscono per alimentarlo e determinarne così la persistenza.
Questi tentativi di soluzione sono spesso riconosciuti dalla persona stessa come non funzionali, ma nonostante questo ella non riesce a fare altrimenti, sviluppando così una radicata sfiducia nella possibilità di un cambiamento della propria situazione problematica.
“La ricerca dei colpevoli, ammesso che si trovino, fuorvia la ricerca delle soluzioni”
Giorgio Nardone
Da un punto di vista strategico, quindi, per cambiare una situazione problematica non è necessario svelarne le cause originarie (aspetto sui cui, peraltro, non si avrebbe più alcuna possibilità di intervento), ma lavorare su come questa si mantiene nel presente, grazie alla ridondante ripetizione delle “tentate soluzioni” adottate.
Per questo motivo, il terapeuta strategico si focalizza fin dal principio della terapia, sul rompere questo circuito vizioso che si è venuto a stabilire tra le tentate soluzioni e la persistenza del problema, lavorando sul “presente” piuttosto che sul “passato”, su “come funziona” il problema, piuttosto che sul “perché esiste”, sulla ricerca delle “soluzioni” piuttosto che delle “cause”.
Scopo ultimo dell’intervento terapeutico diviene così lo spostamento del punto di osservazione del soggetto dalla sua posizione originaria rigida e disfunzionale (che si esprimeva nelle “tentate soluzioni”) ad una prospettiva più elastica e funzionale, con maggiori possibilità di scelta.
In questo modo, la persona acquisisce la capacità di fronteggiare i problemi senza rigidità e stereotipia, sviluppando un ventaglio di diverse possibili strategie risolutive.
Per raggiungere questo obiettivo nella maniera più efficace e rapida possibile, l’intervento strategico è di tipo attivo e prescrittivo e deve produrre risultati a partire già dalle prime sedute. Le mosse del terapeuta consistono, per la gran parte, nella prescrizione di compiti che il paziente deve svolgere al di fuori della seduta; essi sono finalizzati al raggiungimento di obiettivi concreti, stabiliti fin dalla prima seduta, di comune accordo con il terapeuta. Se questo non avviene, il terapeuta è comunque in grado di modificare la propria strategia sulla base delle risposte date dal paziente, fino a trovare quella idonea a guidare la persona al cambiamento definitivo della propria situazione problematica.
“Il vero viaggio di scoperta non è vedere nuovi mondi, ma cambiare occhi”
Marcel Proust