Dott.ssa Giorgia Fabbri – Psicologa Psicoterapeuta

Dipendenza da Internet - Studio Psicologo a Cento e Ferrara

DIPENDENZA DA INTERNET

Siamo sempre più connessi, più informati, più stimolati ma esistenzialmente sempre più soli”

Tonino Cantelmi

Le nuove tecnologie hanno rivoluzionato l’economia, il nostro modo di lavorare, di studiare, di pensare, relazionarci, amare e anche il nostro modo di ammalarci. Negli ultimi anni, infatti, si sono sviluppate delle vere e proprie patologie legate ad un uso eccessivo e sbagliato di internet e dei social media. Tutto è a portata di click e può avvenire ovunque e a qualsiasi ora tramite uno smartphone, un Pc o un tablet. Spesso la Rete diventa il fulcro di una persona tanto da oscurare completamente la sua vita privata, famigliare e relazionale fino a mettere in crisi anche il suo rendimento lavorativo o scolastico.

I “frequentatori” della Rete non sono solo i giovani, ma anche soggetti adulti che, a seguito di un uso eccessivo della tecnologia, sviluppano dei veri e propri comportamenti di dipendenza, simili a quelli riscontrati nelle persone che abusano di alcool o droghe.

Tutte le dipendenze seguono lo stesso copione: esagerando con l’uso, si verifica la perdita di controllo, ovvero l’abuso. Poi, continuando a ripetersi, nel tempo, l’abuso porta alla dipendenza.

“Lo stolto corre dietro ai piaceri della vita e si trova ingannato.

Il saggio evita i mali”.

Schopenhauer

Quando si preferiscono i social media alle persone reali, quando non si riesce a frenare l’esigenza di controllare e-mail, Facebook, messaggi WhatsApp, si può cominciare a parlare di dipendenza da internet o Internet Addiction Disorder. I disturbi psicologici che si osservano più di frequente nella pratica clinica sono i seguenti:

  • Shopping compulsivo online: bisogno compulsivo di acquistare oggetti in rete senza che vi sia l’effettivo bisogno di possederli, basato solo sul piacere derivante dall’acquisto. I soggetti vengono spesso portati in terapia dai familiari quando si accorgono che tale attività impegna la maggior parte della giornata e non di rado un cospicuo dispendio economico.
  • Gioco d’azzardo on line: i siti che permettono di giocare d’azzardo online sono una realtà in crescita esponenziale e con essi si è sviluppata la compulsione al gioco d’azzardo. Il lavoro sul campo ha dimostrato che il piacere dei “giocatori patologici” non è tanto quello di vincere denaro, quanto quello di perdere e vincere nuovamente. La ricerca di queste forti sensazioni porta spesso a diventare schiavi del gioco e a perdere ingenti somme di denaro. Le conseguenze, tuttavia, non riguardano esclusivamente il piano economico ma anche altri aspetti della propria vita, in quanto il giocatore, nel tentativo di recuperare le somme perse, si ritira sempre più nel mondo virtuale. Anche in questo caso sono in genere i familiari a portare i soggetti in terapia.
  • Trading on line compulsivo: giocare in borsa in rete diviene una compulsione che si mantiene in vita grazie allo stesso meccanismo del gioco d’azzardo, con la differenza che vi è una consapevolezza maggiore del rischio, il quale spinge al bisogno di mantenere il controllo che in realtà lo fa perdere. Anche in questo caso sono in genere i familiari a portare i soggetti in terapia.
  • Chat dipendenza (dipendenza da relazioni virtuali): patologia legata all’utilizzo delle chat in contesti online come forum e social network. Può essere presente una spasmodica ricerca di un partner online senza avere l’intenzione di realizzare un reale incontro, una delusione derivante dalla realizzazione dell’incontro con un partner idealizzato, o la ricerca di amicizie virtuali per paura di affrontare quelle reali.
  • Information Overloading addiction (ovvero quando le informazioni non bastano mai): compulsiva ricerca di informazioni online su qualsiasi argomento, che occupa la maggior parte della giornata impedendo una vita soddisfacente. L’impossibilità di ricercare informazioni provoca ansia e angoscia.
  • Dipendenza da cyber-sesso: compulsione che porta il soggetto a recarsi continuamente in siti pornografici spesso consumando atti reali di masturbazione in contesti virtuali di videochat,o al fine di un reale incontro. Chi ne risente, oltre alle varie attività del soggetto, è comunque generalmente il partner che comincia a notare un calo di interesse nei propri confronti. Difficilmente il colpevole confessa, a meno che non sia stato colto in flagrante. Di solito si arriva alla terapia perché emerge la consapevolezza di essere diventati dipendenti da questo comportamento senza essere però capaci di cessare di metterlo in atto.
  • Dipendenza dai giochi on-line: si tratta dell’uso ricorrente e persistente di Internet per giocare, spesso insieme ad altre persone, che porta ad un disagio clinicamente significativo. Il gioco on-line diviene l’attività quotidiana predominante con trascuratezza di se stessi e degli altri (partner, lavoro, scuola). Nei casi di giocatori molto giovani e adolescenti, il più delle volte sono i genitori che chiedono aiuto per gestire il figlio che potrebbero anche rifiutarsi di venire in terapia. Sono in aumento, però, anche le richieste per trattare adulti, per lo più maschi oltre i trent’anni, con seri problemi relazionali, isolati al punto da non uscire di casa. Possono essere studenti, disoccupati o lavoratori, che spesso convivono con la famiglia d’origine. Soggetti profondamente delusi dalla realtà che vivono. I bambini che usano videogiochi on-line sono più propensi a esperienze di cyber-bullismo.

Con l’approccio strategico il paziente è guidato, attraverso prescrizioni paradossali, a infrangere quegli schemi compulsivi che lo tengono intrappolato nella Rete, per tornare alle attività e alle relazioni del mondo reale che ha abbandonato per la vita virtuale.

Per saperne di più:

Nardone G., Cagnoni F., 2002 – Perversioni in rete, le psicopatologie da internet e il loro trattamento – Ponte alle Grazie, Milano

Portelli C., Papantuono M., 2017 – Le nuove dipendenze: riconoscerle, capirle e superarle – San Paolo Edizioni

Efficacia dei Protocolli di trattamento nella Dipendenza da Internet

(fonte: Nardone, Balbi, 2008)

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