Dott.ssa Giorgia Fabbri – Psicologa Psicoterapeuta
DISTURBI ALIMENTARI
ANORESSIA
L’astinenza è più facile della moderazione
S. Agostino
L’anoressia è una problematica sempre più diffusa, con un’età di esordio sempre più precoce: da 13/14 anni si è passati a 11/12 anni. Nel vasto panorama delle psicopatologie nessuna ha come diretta conseguenza la morte, a eccezione dell’anoressia mentale. Per questo motivo fa molta paura. Una delle cose più sorprendenti è il fatto che, contrariamente a quello che suggerirebbe il buon senso, sono proprio coloro che ne sono vittime a non temere questa pericolosa malattia e quasi le riservano un culto. A conferma di questo, si trovano su internet gruppi di discussione in cui le giovani ragazze esprimono il profondo amore per la propria patologia.
Il quadro clinico si presenta con una marcata restrizione alimentare relativa sia alla quantità che alla qualità dei cibi, spesso mascherata nelle fasi iniziali da una scelta ideologica salutistica o vegetariana. La condizione è quella di una rilevante perdita di peso ottenuta il più delle volte in tempi rapidi. L’astinenza chiama astinenza e la ragazza arriva a non mangiare più. Il fenomeno paradossale che manda in tilt i familiari è la progressiva distorsione dell’immagine corporea che si viene a creare in parallelo alla perdita di peso, ovvero queste ragazze “più dimagriscono e più si vedono grasse”, come se indossassero lenti che ingigantiscono (dispercezione corporea).
All’interno dell’Anoressia è possibile individuare delle varianti:
- Anoressia giovanile con esercising: caratterizzata dalla compulsione al movimento per bruciare calorie, in aggiunta alla restrizione alimentare.
- Anoressia giovanile con binge eating: caratterizzata dall’alternarsi di restrizione alimentare e abbuffate in una sorta di perversa sequenza, in cui l’abbuffata costringe ad una maggiore restrizione, la quale induce ad una nuova perdita di controllo alimentare.
- Anoressia giovanile con vomiting: caratterizzata dal vomito auto-indotto come rimedio per non ingrassare mangiando o per continuare a dimagrire alimentandosi, che nell’arco di qualche mese si trasforma in una forma di compulsione irrefrenabile perché estremamente soddisfacente. Questa variante rappresenta la più frequente evoluzione della patologia e il più resistente tra i disturbi alimentari
- Anoressia giovanile con autolesionismo: caratterizzata da comportamenti autolesivi con funzione sedativa o piacevole
- Anoressia giovanile con purging: caratterizzata dall’uso di lassativi e potenti diuretici allo scopo di perdere peso
- Anoressia giovanile con uso di sostanze
- Anoressia giovanile polisinomatica in cui sono presenti più varianti del disturbo
Non tutti i pazienti anoressici presentano quindi gli stessi sintomi:è importante saper distinguere le declinazioni della malattia e applicarvi la strategia calzante che porterà al cambiamento. Un importante elemento del modello di cura è la focalizzazione, sin dal principio, sul fattore antagonista dell’astinenza anoressica: il piacere, ossia quell’emozione a cui nessuno può resistere, ma che invece l’anoressia, per mezzo dell’astinenza vorrebbe annullare. È proprio il piacere a costuituire la leva vantaggiosa per scardinare la serratura dello”scrigno anoressico”. Infatti “nessuno può vivere senza piacere” ammoniva Sant’Agostino.
BULIMIA
Il miglior modo per superare una tentazione è cedervi
Oscar Wilde
Il disturbo alimentare senza dubbio più frequente è la bulimia in tutte le sue variegate forme. Etimologicamente il termine significa “fame da bue”, pertanto è caratterizzata da un incontrollabile impulso verso il cibo e da un mancato controllo rispetto alle dosi. La vita di queste persone si svolge tra un’abbuffata e l’altra, oppure alternando tentativi di stare a dieta e ricadute colossali nell’abbuffata. In questi casi, i soggetti sono sempre a dieta, ma senza riuscire a mantenerla. La situazione più frequente è quella in cui le persone si sottopongono ad una dieta, riescono a mantenerla per qualche mese, perdendo anche molti chili, per poi crollare inesorabilmente nelle abbuffate o in un’alimentazione incontrollata, recuperando il peso perso e aggiungendo anche qualche altro chilo.
Possiamo distinguere la patologia bulimica in 3 tipologie:
- la bulimia boteriana è rappresentata da quei soggetti, maschi o femmine, ingrassati a tal punto da apparire come le famose immagini dei quadri di Botero. Tali persone sono spesso ben adattate al loro problema e giungono in terapia solo perché costrette da motivi di salute che impongono loro la perdita di peso.
- La bulimia effetto “carciofo” comprende quelle persone per le quali l’essere in sovrappeso e, pertanto, esteticamente non gradevoli quanto potrebbero effettivamente essere se fossero più magre, rappresenta una sorta di protezione da sofferte problematiche affettivo-relazionali. Tali soggetti, per quanto tentino costantemente di mettersi a dieta, non ci riescono mai oppure ci riescono per un pò e ricadono nella sintomatologia bulimica.
- le yo-yo sono quelle bulimiche che riescono a stare a dieta per un pò di tempo, ma poi perdono il controllo. Le yo-yo dimagriscono ogni volta che sono ingrassate e riaumentano ogni volta che sono riuscite a dimagrire, alternando controllo e perdita di controllo. Questa tipologia è la più frequente tra le forme di bulimia e ne rappresenta la più limpida espressione: più cercano di evitare e resistere alle loro tentazioni, più queste diventano impellenti e travolgenti.
La tentata soluzione del controllo ossessivo dell’alimentazione per perdere peso o mantenerlo costante esprime qui tutta la sua portata paradossale nella perdita totale del controllo. Mangiare è un piacere indiscutibile e la repressione di un piacere produce l’aumento del desiderio.
Tra i disordini alimentari, la Bulimia è il più semplice da trattare in quanto i soggetti sono più collaborativi delle anoressiche e delle vomitatrici. La terapia della bulimia, e questo vale per tutte e tre le forme descritte, muove prima di tutto dall’assunzione che queste persone razionalmente vorrebbero risolvere il loro problema ma che nei fatti non sono in grado di farlo. Il terapeuta dovrà quindi usare inizialmente stratagemmi che conducano la persona a sbloccare la sua incapacità e solo successivamente a far leva sulla sua diretta volontà. Questo è il motivo per il quale le diete, prescritte usualmente facendo leva sulla motivazione e volontà della persona a cambiare il suo sofferto stato, nella maggior parte dei casi naufragano miseramente. Negli ultimi anni in Terapia Strategica è stato formulato il costrutto di “dieta paradossale”, un vero e proprio controparadosso rispetto al “controllo che fa perdere il controllo”.
VOMITING O SINDROME DA VOMITO
Nel piacere dei sensi, il disgusto confina con il godimento
Francis Bacon
Si tratta della compulsione irrefrenabile a mangiare e vomitare. Oltre il 70 per cento delle pazienti affette da anoressia passa al vomiting, così come una buona percentuale di soggetti bulimici, poiché il vomito rappresenta la soluzione al mangiare senza ingrassare. Tuttavia, attraverso la ripetizione continua, la sequenza del mangiare e vomitare si trasforma a poco a poco in un rituale sempre più piacevole, fino a diventare, nell’arco di qualche mese, il massimo dei piaceri, a cui la persona non riesce più a rinunciare. Una volta instaurata una sindrome da vomito, dunque, il problema non è più il controllo del peso, ma il controllo di questa compulsione irrefrenabile: il mangiare e vomitare diventa il problema. Questa compulsione basata sul piacere prende progressivamente così tanto spazio da sostituirsi a tutti gli altri piaceri, che non vengono più ricercati.
Tra le forme di psicopatologie, il vomiting è sicuramente quella che produce maggiori danni a livello organico e gli effetti del mangiare e vomitare ripetutamente, anche più volte al giorno, sono devastanti a livello fisico.
Agli inizi degli anni ’90, il metodo di ricerca-intervento del Centro di Terapia Strategica applicato all’area dei disturbi alimentari, mise in evidenza che ciò che funzionava nel trattamento di anoressia e bulimia risultava fallimentare in questo disturbo, che ne è l’evoluzione. Questo ha richiesto la messa a punto di altre strategie terapeutiche specifiche che calzassero alla sua struttura. Se il meccanismo che mantiene e alimenta il problema è il piacere, questo dovrà essere anche il bersaglio dell’intervento terapeutico. Per questo motivo, le pazienti affette da vomiting sono tra le più resistenti al cambiamento, proprio perché il piacere è la sensazione alla base della patologia. Il più delle volte, dopo avere azzerato la compulsione basata sul piacere di mangiare e vomitare, ci si dovrà occupare anche della patologia sottostante, l’anoressia o la bulimia.
BINGE EATING
(Disturbo da alimentazione incontrollata)
Se te lo concedi puoi rinunciarvi,
se non te lo concedi sarà irrinunciabile
Il Binge Eating è connotato dall’alternarsi di periodi prolungati di astinenza o regime ipercontrollato nel rapporto con il cibo e periodi, più o meno lunghi, di intensa trasgressione, in cui la persona si abbandona totalmente al piacere delle abbuffate. Questi soggetti sono in grado di mangiare talmente tanto da dover poi restare ferme per ore, come un serpente che ha ingurgitato una grossa preda. All’abbuffata (seguita o meno dal vomito), segue poi un altro periodo “punitivo” di digiuno e il ciclo ricomincia.
In questi casi digiuno/abbuffata si alternano a controllo/perdita di controllo.
L’intervento terapeutico, in questi casi, si focalizza sul ridefinire la “tentata soluzione del digiuno“ come qualcosa di minaccioso e pericoloso, poiché è proprio l’astenersi che finisce per provocare l’abbuffata, in altri termini “se vuoi smettere di abbuffarti devi smettere di limitarti”.
Per saperne di più:
Nardone G., Verbitz T., Milanese R., 1999 – Le prigioni del cibo – Vomiting Anoressia Bulimia: La terapia in tempi brevi – Ponte alle Grazie, Milano
Nardone G., 2003 – Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo – SUPERBUR Rizzoli, Milano
Nardone G., 2007 – La dieta paradossale – Ponte alle Grazie, Milano
Nardone G., 2013 – Psicotrappole – Ponte alle Grazie, Milano
AA.VV., a cura di Nardone G. e Valteroni E., 2014 – Dieta o non dieta– Ponte alle Grazie, Milano
Nardone G., Speciani L., 2015 – Mangia, muoviti, ama – Ponte alle Grazie, Milano
Nardone G., Valteroni E., 2017 – L’anoressia Giovanile – Ponte alle Grazie, Milano
Efficacia dei Protocolli di trattamento nei Disturbi Alimentari
(fonte: Nardone, Balbi, 2008)