Dott.ssa Giorgia Fabbri – Psicologa Psicoterapeuta

Depressione

DEPRESSIONE

La rinuncia è un suicidio quotidiano”

Honorè de Balzac

La depressione è un disturbo dell’umore assai diffuso nel mondo Occidentale e può rappresentare una condizione esistenziale cronica o comparire a seguito di delusioni , perdite (lutti, separazioni) o insuccessi (scolastici, lavorativi) in cui l’individuo può imbattersi nel corso della sua vita.

Secondo quanto osservato nella mia esperienza clinica e da altri colleghi del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, la depressione si manifesta spesso nel paziente anche come esito finale e reattivo di altre patologie, come disturbi d’ansia , in primis attacchi di panico, disturbi fobici e ossessivi impedenti, problemi di relazione, che limitano o impediscono la quotidianità e disturbi alimentari.

Siamo quindi di fronte ad un termine controverso, forse il più abusato degli ultimi vent’anni, che descrive una condizione di profondo dolore e sofferenza.

Il soggetto che ne soffre appare incapace di fare qualunque cosa, poiché si sente inadeguato in tutto. Il suo comportamento appare rallentato e demotivato, i pensieri sono negativi e pessimisti, il piacere, in qualunque sua forma, assente.

In molti casi, la depressione non è la conseguenza di alterazioni biochimiche a livello cerebrale, ma il frutto di una modalità disfunzionale di interpretare e reagire alle esperienze di vita.

Non sempre, quindi, per curare questo disturbo è necessario ricorrere a terapie farmacologiche, i cui effetti collaterali potrebbero essere più devastanti della malattia stessa. A volte, è possibile ottenere il massimo risultato terapeutico con interventi minimali e non intrusivi, che vadano a riattivare le risorse personali dei soggetti fino ad allora bloccate dalla patologia.

Tutte le linee guida concordano nel ritenere che, nelle forme lievi di depressione, il primo tipo di trattamento dovrebbe essere psicoterapeutico. In ogni caso la psicoterapia combinata agli antidepressivi risulta nettamente più efficace della sola terapia farmacologica, anche qualora la depressione sia severa o cronica.

In un’ottica strategica, è possibile individuare delle costanti negli atteggiamenti che il soggetto depresso reitera nei confronti di se stesso, degli altri e del mondo:

  • l’atteggiamento fondamentale è la rinuncia nei confronti della vita: poiché soffrirà comunque, il depresso rinuncia al tentativo di migliorare la propria vita, ovvero si arrende.
  • La seconda caratteristica consiste nel relegare se stessi nel ruolo della vittima, che delega continuamente ad altri il compito di farlo sentire bene. Talvolta questo tipo di relazione si trasforma in un vero e proprio ricatto morale nei confronti di familiari e partner: più questi si prodigano per aiutare il depresso, più si sentono sotto accusa per la loro incapacità o inadeguatezza.
  • Il terzo atteggiamento caratteristico consiste nel lamentarsi apertamente con chiunque della propria sofferenza  o, al contrario, chiudersi in un “fragoroso” silenzio.

La combinazione di queste tre tentate soluzioni, produce la pozione avvelenata che il depresso si somministra quotidianamente.

La Psicoterapia Breve Strategica mira ad interrompere i circoli viziosi che alimentano il disturbo, coinvolgendo a volte non solo il paziente, ma anche le persone intorno a lui.

“Le avversità non le affrontiamo perché sono difficili, ma sono difficili perché non le affrontiamo”

Seneca

Per saperne di più:

Yapko M. D., 2002Rompere gli schemi della depressione – Ponte alle Grazie, Milano

Muriana E., Pettenò L., Verbitz T., 2006 – I volti della depressione: curarsi in tempi brevi – Ponte alle Grazie, Milano

Nardone G., 2013Psicotrappole – Ponte alla Grazie, Milano

Caputo, A. Milanese, R., 2017 – Psicopillole: per un uso etico e strategico dei farmaci Ponte alle Grazie, Milano.

Efficacia dei Protocolli di trattamento nei casi di Depressione

(fonte: Nardone, Balbi, 2008)

82%